Ragazzi, vincere al poker è quasi impossibile…la
"Di Salvia" invitano a smettere col gioco d’azzardo
Ragazzi, vincere al poker è quasi impossibile…la “Di Salvia” invitano a smettere col gioco d’azzardo.
Convegno al Pascal contro i rischi di nuove dipendenze per fermare un fenomeno dilagante
L’ATTACCO 4 MARZO 2011 – Francesco Pesante
Il poker piace sempre di più. Si gioca con gli amici, online e si gurada con interesse anche in tv. Una moda dilagante che spesso coinvolge troppo, e in maniera preoccupante, i più giovani, affascinati da carte, fiches, puntate e bigliettoni. Spesso però, si perdono tanti soldi ma non si perde la voglia di giocare, fino a quando questa diventa una dipendenza che può provocare risvolti disastrosi nelle vite dei malcapitati giocatori.
Tutte tematiche di stringente attualità che non sono sfuggite alla Fondazione “Michele Di Salvia”, da anni impegnata nel mondo dei giovani, inizialmente nel campo della sicurezza stradale, ed oggi anche nel gioco d’azzardo.
Il convegno di ieri all’Istituto Tecnico Commerciale “Pascal” di Foggia, organizzato dalla Fondazione, ha trattato il tema della dipendenza da gioco d’azzardo e scommesse. Con il patrocinio morale della Provincia di Foggia e dell’Assessorato alla Solidarietà e alle Politiche Sociali di Palazzo Dogana (presente l’Assessore Antonio Montanino), la Fondazione “Michele Di Salvia” ha organizzato e promosso un convegno sull’emergente fenomeno. Un incontro socio informativo intitolato: “Usa la testa…non la tasca”, che vede ancora una volta la Fondazione in sinergia con l’ente Provincia impegnata in Capitanata con iniziative di carattere meramente sociale e culturale. Il dilagarsi del “Gambling addiction”, ovvero, della dipendenza da gioco d’azzardo ha, purtroppo, negli ultimi anni avuto come protagonisti ragazzi sempre più giovani e sempre più ignari del pericolo che corrono praticando scommesse da gioco ed ogni altra forma di gioco irresponsabile.
Il convegno ha affrontato l’aspetto statistico, matematico, psicologico e psichiatrico attraverso l’intervento di esperti: “Il principio dell’interazione e dell’emozionalità” – curato da Angela Nardella, psicologa e psicoterapeuta familiare; “Il gioco delle probabilità: la matematica e le illusioni” – con Grazia Cannarozzi, dottore commercialista e docente in matematica; “Il gioco d’azzardo patologico, disturbi della dipendenza nell’ adolescente, strategie di prevenzione e di riabilitazione” – con la relazione di Battista Antonio Tranfaglia, medico psichiatra, specialista in disturbi delle dipendenze ed antisociali. L’Attacco ha avvicinato Maura Di Salvia: “ Per anni abbiamo affrontato l’annosa questione degli incidenti stradali con vittime i giovani. Ora vogliamo attuare il raggio d’azione soprattutto dopo aver constatato gli allarmanti risvolti del gioco d’azzardo. Giovani, anche giovanissimi, la sera si riuniscono per giocare al poker. E non si fa per puro divertimento. Ci sono spesso molti soldi in ballo. Un problema esteso insomma, che preoccupa.
Oggi è importante mettere in risalto tutti i pericoli che può provocare il gioco d’azzardo nel tentativo di disincentivare i ragazzi a praticarlo”. Per farlo, durante il convegno di ieri la teoria è stata sostituta da numeri. I pensieri di Maura tradotti in percentuali. S’è spiegato in sostanza che vincere è quasi impossibile. Che la percentuale che possa venir fuori una scala reale è sotto lo 0,01% . Che per il poker è di poco superiore e che anche per una semplice “doppia coppia” non si va oltre il 15% di possibilità. Numeri che dimostrano quanto sia improbabile vincere. “Il gioco è bello in quanto tale” – ha spiegato Montanino – l’importante è che finisca qui. Queste statistiche ne sono la dimostrazione”. Anche Tranfaglia ha messo in risalto degli aspetti molto importanti. Lo psichiatra è spesso in contatto con gente affetta da dipendenze di vario genere “spesso però, ci si rivolge a me quando è tardi. Diventa difficile tirar fuori da queste situazioni l’uomo che ormai ne è affetto. Solo da pochi anni noi medici abbiamo cominciato comprendere il funzionamento dl cervello perciò, per arrivare ad una minima risoluzione del problema ci vorrà del tempo”.