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Rassegna Stampa

Gioco d'azzardo, scatta l'allarme fra i più giovani

8 Marzo 2011

Royale' Creative
“Si comincia con una partita a carte tra amici e poi si finisce in mano agli usurai”
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 5 MARZO 2011 - Lorita Bruno
Spesso si inizia da ragazzo, quando sei ancora fra i banchi di scuola. “Dai ci vediamo nel pomeriggio, i miei non sono a casa. Organizziamo solo una partita a tre sette…”. Quella voglia di evasione, del non pensare a quello che ci circonda e non ti piace ed ecco che ti ritrovi intrappolato nella rete del gioco d’azzardo. Dal tavolo dal gioco si passa alle partire virtuali al computer; siti luminosi e accattivanti che finiscono inevitabilmente per “pelarti” come un pollo. Ed ecco ancora scommesse sui cavalli ed abbordabili “gratta e vinci”. Patrocinato dalla Provincia, all’Istituto “Pascal”, si è svolto l’incontro “Usa la Testa…non la tasca”, organizzato dalla Fondazione Michele Di Salvia.

Un’iniziativa per discutere sulla dipendenza da gioco d’azzardo e scommesse che vede sempre più spesso protagonisti gli adolescenti. “Il dilagare del “Gambling addiction” – ha specificato Maura Di Salvia-, ovvero, della dipendenza da gioco d’azzardo ha, purtroppo, negli ultimi anni avuto come protagonisti ragazzi sempre più giovani e sempre più ignari del pericolo che corrono praticando scommesse da gioco ed ogni altra forma di gioco irresponsabile. La nostra associazione si occupa di tematiche legate gli incidenti stradali in particolare del sabato sera, ma vogliamo anche porre l’attenzione su quei tanti problemi che oggi toccano il mondo degli adolescenti”. Studenti attenti a quanto hanno ribadito gli esperti invitati al convegno su un argomento quanto mai scottante; è di questi giorni la notizia balzata sulle cronache locali, sull’imprenditore cerignolano che sopraffatto dalla vergogna e dai debiti contratti con gioco d’azzardo ha preferito togliersi la vita. “La dipendenza da gioco d’azzardo è una brutta bestia – ha affermato, Angela Nardella, psicoterapeuta familiare -. Se ci troviamo di fronte ad un soggetto adulto, come ad esempio il tragico caso accaduto a Cerignola, è ancora pià pericolosa. In quanto l’uomo o donna che sia non si accorge del suo problema se non quando è troppo tardi; ha già iniziato e sperperare i suoi risparmi, a perdere pezzo dopo pezzo quanto ha costruito nel corso della sua vita. Mi riferisco ad esempio alla casa, famiglia, lavoro.

L’adulto pensa che sia possibile smettere quando si vuole ma è un grande inganno, il gioco è un subdolo pifferaio magico. Segnali che possono essere considerati un campanello d’allarme? Sicuramente un uomo che ormai è preso dalla febbre da gioco è praticamente assente in famiglia, non si interessa della vita dei figli e non ha più vita di coppia. Poi naturalmente una moglie si accorge che c’è una fuoriuscita di danaro sospetta. Nel caso di un ragazzino, notiamo, invece il suo isolamento lo scarso rendimento scolastico, oppure il trascorrere troppe ore al computer; dove sappiamo è possibile giocare online”. “Conoscer come il gioco d’azzardo può distruggere la vita di un individuo ci fa riflettere” – dicono Dylan, Martina e Vincenzo della III b-. In realtà non è solo il giocatore a rimetterci psicologicamente ed economicamente, ma tutte le persone che gli vogliono bene. Se avessimo un amico che purtroppo ha questo brutto vizio del gioco, sicuramente cercheremmo di aiutarlo facendogli capire che questo suo modo do fare non gli porterà che guai. Sicuramente gli consiglieremmo di parlare del suo problema in famiglia, oppure con un docente”. A dare una sua testimonianza anche il Comandante dei Vigili urbani di San Nicandro Pietro Bortone: “Ora mi spiego alcuni strani comportamenti da parte di mie vecchi compagni di scuola. Ricordo frequentavo lo scientifico e spesso un gruppetto amava ritrovarsi al pomeriggio o alla sera per giocare a carte.

C’era un forte accanimento, ragazzi che malgrado perdevano pesantemente, finivano per riprovarci convinti di potersi economicamente rifare con l’ennesima partita ma come sappiamo non è così. Amici che si giocavano i loro risparmi, le paghette elargite dai genitori. I più amareggiati finivano per curare la delusione con uno spinello. Vorrei dire ai ragazzi di lasciar perdere il gioco ci sono alti modo per potersi divertire”. Presente all’incontro anche la commercialista Grazia Cannarozzi, e Battista Antonio Tranfaglia, psichiatra, specialista in disturbi delle dipendenze e antisociali.

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